Il batik rappresenta una della massime forme artistiche dell’Africa. L’arte dei baitik del sud est asiatico nel corso degli anni ha influenzato l’Africa ed a qui si è tramandata di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Kenya, Tanzania, Sud Africa, Zimbawe, Malawi, Mozambico, hanno sviluppato ciascuno uno stile pittorico particolare e spesso molto differente dagli altri. Ciò che accomuna tutti è, invece, il soggetto che viene raffigurato. Il batik è la trasposizione su tela (e in alcuni casi anche materiali rigidi) di scene di vita quotidiana, d’immagini di una terra, l’Africa, in cui gli africani si sentono come legati da un rapporto tra madre e figli. Così come assolutamente unica è la tecnica pittorica usata, frutto della genialità di chi dispone di poche risorse materiali ma di una grande creatività.
Dipingere un batik è un’operazione molto complessa e laboriosa. Gli strutti necessari sono: tela, cera, colori naturali e spatole di varia misura; non si usano pennelli. Per ottenere il disegno si lavora applicando con le spatole la cera sulla tela in modo tale da stilizzare l’immagine che si vuole ottenere. A questo punto bisogna immergere il tutto in un recipiente contenente uno dei colori prestabiliti, ad esempio l’azzurro per lo sfondo: una volta fatta sciogliere la cera, sulla tela resterà il negativo dell’immagine. Ripetendo l’operazione ma cambiando il colore nel recipiente, questa volta si procederà alla coloritura della parte rimasta precedentemente senza colore. L’operazione va ripetuta ogni variazione di colore che si vuole ottenere.
Il progetto dei batik è collocato nella zona di Maputo, è composto da 13 artisti ognuno dei quali lavora con vari apprendisti da un minimo di uno fino a quattro o cinque, per un totale di circa 25 apprendisti, l’età media degli artisti è molto bassa, inferiore ai 30 anni, mentre gli apprendisti sono in genere ragazzi di 16 e 17 anni.
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